Si sa che ogni estate ha i suoi tormentoni. E così, anche l’estate 2023 ha avuto il suo tormentone, ma non (solo) musicale. Verrà infatti ricordata come l’estate degli scontrini pazzi. Sotto l’ombrellone siamo stati letteralmente inondati da fotografie ed articoli che denunciavano i prezzi alle stelle di alcuni locali e prezzi maggiorati per alcuni servizi al cliente. Tra i (non) tanti, ricordiamo i 2 Euro per dividere il toast, i 60 Euro per due caffè e due bottigliette d’acqua a Porto Cervo e l’Euro in più per il piatto vuoto per dividere un piatto di trofie.
Ma è veramente così?
Al netto di un caro prezzi dovuto all’aumento del costo delle materie prime e dei costi fissi, di cui tutti noi soffriamo quotidianamente, sappiamo bene che in tutta Italia questa estate sono stati emessi milioni di scontrini e quelli che hanno suscitato tutto questo clamore e tam tam mediatico si contano sulle dita di una mano.
Per capire come siano andate veramente le cose, dovremmo quindi analizzare queste situazioni caso per caso. Generalizzare e puntare il dito su l’intera categoria di ristoratori sarebbe sbagliato oltre che ingiusto.
Tutti sappiamo i salti mortali che molti ristoratori stanno facendo per contenere al minimo i rincari da riversare al cliente, proprio con lo scopo di non perderlo.
Ma si sa, durante il periodo estivo, c’è sempre poco da scrivere e questo tipo di notizia genera letture e click a valanga.
Oltre che sui quotidiani, queste notizie sono andate virali sui social, come un attacco forte ed a senso unico che, visto il mezzo di divulgazione, non consente ad una difesa immediata e paritaria della controparte, forse l’unica in grado di spiegarci l’effettivo stare delle cose.
E’ doveroso ricordare che in ogni esercizio esistono i menù. Ma non solo, il dovere di ogni esercente è quello di esporre i prezzi anche all’entrata del locale. E se il menù non viene portato, è diritto del cliente chiederlo e dovere dell’esercente portarlo.
Una volta letto il menù con i relativi prezzi e costi dei servizi, il cliente può decidere cosa scegliere e decidere anche se ordinare qualcosa o chiudere il menù, chiedere scusa ed andare altrove.
Diverso sarebbe se il cliente facesse un’ordinazione senza neanche farsi portare il menù. Pochi sanno che il menù non è altro che un vero e proprio contratto tra cliente ed esercente, che lega le due parti stabilendo prezzi e condizioni del servizio.
Altra cosa sarebbe se nel conto ci fossero voci non indicate sul menù oppure, in caso di richieste speciali, non comunicate e specificate verbalmente al tavolo. Oppure, peggio ancora, se i prezzi nel conto finale fossero diversi da quelli indicati sul menù.
In questi casi il cliente avrebbe il pieno diritto a fare all’esercente tutte le rimostranze del caso, che se non risolte, giustificherebbero il cliente a non pagare dette differenze sino ad indurlo a chiamare in suo aiuto le autorità locali, per il rispetto delle condizioni.
Di questi pochi casi riguardanti gli scontrini pazzi, non essendo stati presenti, non sapremo mai come siano veramente andate le cose. Una cosa è certa però, dobbiamo sempre leggere le notizie facendoci qualche domanda in più e non facendosi stupire da titoloni cattura “mi piace”.
E’ il caso del ristorante pizzeria Catanzaro a Marakesh, anche lui caduto nel calderone degli scontrini alti. Dalla foto postata sui social sembra che per due pizze e due birre il ristorante abbia richiesto 235 Euro… Peccato che gli utenti poco attenti non abbiano considerato che, essendo in Marocco, lo scontrino non era in Euro, bensì in Dirham, la loro moneta locale e che quindi il valore dello scontrino presentato è di circa 21 Euro, al cambio odierno. Di cosa stiamo parando!